mercoledì 31 agosto 2011

Arcobaleno lunare


La sera che ho deciso di sparire ho preso un paio di biscotti di marzapane dalla cucina, ho raggiunto  la casetta delle cantine e sono entrata in quella dei miei. La stanza era vuota e buia. La casa era solo un appoggio estivo, e la cantina era così abbandonata che non era mai stata messa l’illuminazione. Avevo tenuto la porta leggermente accostata, per far entrare un po’ di luce e di rumori da fuori.
Ricordo che mi piaceva stare da sola, nascosta, con alle spalle un buio talmente nero da poter nascondere qualsiasi orrore. Stavo immobile a farmi prendere dalla paura, attratta da quella sensazione, curiosa di dove potesse portarmi. Quando la faccenda si faceva seria, aprivo di più la porta, guardavo fuori e riprendevo contatto con il mondo reale.
Ed è stato da quest’ultimo che è arrivata alla fine la sorpresa più grande: l’unico urlo che ho cacciato è stato quando, da fuori, la porta si è spalancata all’improvviso e mia mamma mi ha fisicamente trascinato fuori. Non sono stata punita, perché non credo che la caccia sia durata tanto: avevo lasciato il mio pupazzo preferito proprio davanti all’uscio. Era bello, un unicorno bianco con la criniera e la coda dai colori dell’arcobaleno. Cercavo solo attenzione e ci tenevo ad essere trovata.
Y, è come se avessi trovato il tuo unicorno, ho solo paura di aprire la porta troppo in fretta.
Non posso dirvi se si tratti di una fantasia di allora o se sia maturata fino adesso, fatto sta che anche la porta della cantina del Signor Sottuttoio non era chiusa a chiave. Avevo dato una sbirciata prima di entrare nella mia: dentro c’era solo un piccolo letto. Le coperte erano rigonfie, e quelli giù in fondo nella penombra potevano essere capelli oppure stracci. Non ricordo odore di cadavere, ma non dimentico lo sguardo indagatore del Signor Sottuttoio puntato costantemente addosso nelle settimane successive. Mi voleva lontana da quella casetta.

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martedì 30 agosto 2011

Duemila anni

Non sarà certo scritto nel nostro DNA, ma pare si tratti comunque di un vizio di famiglia.
Quando ero piccola trascorrevo con la famiglia i mesi estivi in una grande casa al mare. Spesso mi annoiavo, in particolare odiavo l’arrivo di amici e parenti: venivano la sera, stazionavano nel “mio” giardino fino a tarda notte in un crescente consumo di mandibole e corde vocali.
Le stanze si svuotavano, mi incutevano un po’ di paura. Non mi andava, con tutti fuori, di essere l’unica dentro a dormire, nemmeno quando mi veniva un sonno da addormentarmi in piedi.
Il mio malessere non proveniva solo dagli scricchiolii dei grandi armadi di legno e dai giochi di ombre proiettati dai gatti in perenne movimento. A due passi c’era la villa del Signor Sottuttoio, un umanoide di duemila anni interamente ricoperto di rughe. Probabilmente è ancora vivo.
Non lo si vedeva in giro quasi mai, stava tutto il tempo in casa. La spesa, ad esempio, gliela venivano a portare.
Le sere dei bagordi, invece, il Signor Sottuttoio si sedeva su una panca di legno nel suo giardino, appoggiava le mani al bastone ben piantato davanti a sé e si guardava intorno. La leggenda coltivata per anni nella mia fantasia narra che io non l’abbia mai visto uscire di casa: nel mio peregrinare svogliato lungo il perimetro della proprietà dei miei, guardavo verso il suo prato e lui ad un certo punto era lì. Ad ogni minimo rumore si voltava di scatto, a dispetto di un collo che apparentemente avrebbe potuto strapparsi come un antico papiro.
Era vedovo, magari stava fuori per godersi la compagnia, ma all’epoca credevo, e in parte ne resto convinta, che ci stesse maledicendo uno ad uno per l’odore di grigliata, la musica e l’allegria che arrivavano fin da lui.
C’è stata però una sera in cui quella specie di nano da giardino si è alzato ed è venuto verso la combriccola di parenti e amici (altrui). Si è agitato, è corso avanti e indietro. Insomma si è dato da fare.
Per me.

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domenica 28 agosto 2011

Piccoli passi


In questi giorni ho saputo che stai bene. Di più, ho visto una cosa per cui ne sono CERTA. Ho tirato un sospiro di sollievo; d’altra parte non avevo moltissimi dubbi sul fatto che tu te la sappia cavare in ogni situazione. Non dirò quando è successo, e nemmeno il nome dell’informatore (sì, un maschietto), altrimenti chi lo sente più! Chiamiamolo Mister X. Senza dubbio, sei coperta bene, perché ancora non so dove sei, ma non sarà un problema: anche se scrivo poco sono determinata ad andare avanti.
A proposito, sappi che il mio intento non è quello di stressarti o metterti in imbarazzo. Rispetto ai primi giorni sono molto meno preoccupata; riesco quasi a vedere tutto questo come una specie di gioco. Credimi, comunque: non mi fa piacere quello che stai facendo e sappi che, gioco o meno, queste letterine virtuali sono soprattutto un enorme “ti voglio bene” propagato nell’etere fino (spero) a te.
Forse, se mi decido a metterci un po’ più di impegno, finisco per trasformare questo diario in qualcosa che mi (ci) faccia davvero bene, però sarei costretta a dare ragione alla Dottoressa! Passi pagare le sue parcelle, ma concedendole pure la soddisfazione di averci azzeccato mi sembra di dargliela vinta su tutti i fronti!
Come vedi, anch’io ho i miei problemi! Dai, scherzo! Mi manchi davvero, Y.

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venerdì 26 agosto 2011

Il cibo


- Non ho problemi col dolce o con il salato. So che c’è chi esclude l’uno o l’altro, ma provo lo stesso piacere nel tuffarmi in una torta ipercalorica o nell’addentare fette di salame e formaggio su pane fatto in casa. Facciamo che devo decidere? Va bene, escluderò il dolce, farò contenta la mia dentista.
- Tendo ad essere onnivora. Il fatto di essere animalista non mi impedisce di mangiare una gigantesca bistecca al sangue. Il blocco mentale scatta quando l’animale, o una sua parte, è facilmente individuabile. Non riesco perciò a piantare una forchetta in un polipo, a scarnificare la testa di un coniglio, oppure a frugare nel guscio di una lumaca!
- La bilancia non mi ha mai dato problemi. Non sto lì a contare i chili presi e persi. Ho ancora un’età in cui il metabolismo riesce a macinare calorie a sufficienza. Mi aiuta il fatto che mangio non più del necessario, ma sono sfavorita dalla vita ultra-sedentaria che pratico.

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mercoledì 24 agosto 2011

Qualche fobia


- Non faccio fatica ad addormentarmi, ma se mi sveglio la notte è un problema. Ogni venti, trenta secondi devo aprire gli occhi, anche se sto cercando di prendere sonno. Devo guardare fuori dalla finestra, imparanoiata, a controllare che sia tutto a posto. Assurdo, ma in quei momenti quello che mi aspetto è di vedere una lastra di acciaio, la sagoma di un disco volante ferma a due metri fuori casa.
- So che esiste un nome preciso per questo problema, ma non mi va di andarmelo a cercare. In pratica, da quando da piccola ho letto It, non tollero la vista dei clown. Ne ho paura sul serio solo se hanno i denti appuntiti, sporchi di sangue umano. In realtà, più che provocarmi una vera e propria fobia, mi danno fastidio, mi mettono a disagio. E non mi fanno mai ridere.
- Non mi dà fastidio vedere un insetto, se vengo rincorsa non do di matto. Ma che fare quando non si ha il completo controllo di orecchie, naso e bocca, mentre si dorme? Qualche moscone potrebbe depositare le proprie uova, potrebbe infilarsi in un orecchio e non riuscire più ad uscire. Temo sempre di svegliarmi e vedere sul soffitto un animaletto con più di due zampe, e dover così pensare a cosa possa aver fatto per tutta la notte al mio corpicino indifeso.

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lunedì 22 agosto 2011

Non sopporto


- Da tempo mi muovo quasi esclusivamente a piedi o in bicicletta. Uso la macchina solo lo stretto necessario. Ho vissuto però abbastanza per fare la conoscenza di treni dove capelli sconosciuti ti accolgono appiccicati all’appoggiatesta. E l’autobus che a inizio giornata sa tutto di alito del primo mattino? E i pali a cui reggersi nei vagoni della metro, che quando sono unticci ti chiedi chi li ha usati prima? Mi fermo qui.
- Le coppie di amiche dove una è così curata e precisa da essere pronta per un casting, mentre l’altra è inguardabile e cerca di stare nei vestiti e nei trucchi della prima. E’ un rapporto di simbiosi. Quella brutta si gode gli scarti dell’amica, mentre quella bella dalle amicizie femminili azzerate sfrutta una compagna fedele. Le vedo spesso, entrambe con il cellulare in mano, a ridacchiare una per tutte, tutte per una. Vorrei separarle chirurgicamente, come fossero gemelle siamesi.
- Il fatto che esista gente disposta a pagare per vedere gli animali chiusi nelle gabbie degli zoo o al lavoro nei circhi. Va bene, sono nutriti, sono contenti di stare in habitat sintetici e di saltare nei cerchi di fuoco. Non vengono predati e nemmeno cacciati. Già, ci metterebbero la firma, se potessero. E i genitori che vi portano i bambini, insegnando loro fin da piccoli la superiorità della nostra razza, che piega la fierezza degli animali a suo piacimento: in cantina ho posto abbastanza, preparo qualche gabbia anche per loro.

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sabato 20 agosto 2011

Piccole manie


- Un paio di pantaloni da ginnastica che hanno un piccolo spacco all’altezza della caviglia. Mi piace che si formi una zampa di elefante e che tutta la scarpa da ginnastica sia nascosta dal pantalone. Quando cammino, sento il tessuto davanti saltellare sulla punta del piede. Ci tengo che la scarpa sia tutta coperta, e che sul dietro il pantalone non tocchi terra.
- Ho un seno che trovo proporzionato, anche se quando ero adolescente mi sembrava sempre troppo piccolo. Devo controllare ogni giorno che sia sempre alla stessa altezza, e in generale che non si deformi come un budino! Per una magrolina e non troppo alta, direi che la via di mezzo vada bene, ma a me le tette piacciono enormi o quasi inesistenti! Che ci posso fare! In fondo in fondo non riuscirò mai a scrollarmi del tutto di dosso un pizzico di invidia.
- Vado al fast-food non più di una volta al mese. Quando mi tolgo lo sfizio compro patatine fritte come se avessero annunciato una carestia. Le mie stesse dita diventano tubicini commestibili unti di olio e costellati da granelli di sale. Le infilo, insieme alle patatine, in quei minuscoli baccelli di plastica che ospitano ketchup o maionese, purtroppo sempre in quantità davvero misere.

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giovedì 18 agosto 2011

Mi piace


- Leggere a tavola. La rivista, o meglio il giornale (più grande è più c’è da giocarci), devono stare ben distesi davanti a me. Sopra le pagine metto il piatto, il bicchiere e tutto il resto. Mangio e sposto il piatto per leggere quello che mi interessa. Se sporco mi diverto di più. Finita la pagina, sbaracco tutto solo per sfogliare, e poi piatti e il resto tornano al loro posto.
- Lo stile di vita degli anziani. Leggere il giornale, informarmi del tempo, avere mezzo appartamento in borsa, camminare piano, godere di un armadietto di medicinali fornito quanto una farmacia. Non solo, provo soddisfazione a borbottare sulle mode, contro piercing tinte tatuaggi e in generale su tutta quella felicità generazionale tanto ostentata, che, sono sicura, in pochi anni evaporerà come neve al sole.
- Drogarmi di televisione. Funziona così: ci sto davanti tanto da estraniarmi completamente. Mi accorgo che non sto più seguendo i programmi, mentre mi sto immergendo direttamente nella sorgente dati. Un’esperienza allucinogena mica da ridere, di cui poi ho da gestire i postumi, compreso il malumore per aver buttato via il mio tempo!

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martedì 16 agosto 2011

Ti diverti?

Sapete che uso l’anonimato, sebbene in rete i fantasmi non esistano, come scudo per sentirmi più libera di esprimermi. Genera curiosità, attrazione, sospetti. Questo fa parte del gioco. Non mi aspettavo però che ci sarebbero stati lettori frustrati dalla cosa.
Uno con tanto tempo da perdere mi ha scritto paroline poco gentili, che nulla c’entrano coi contenuti pubblicati. Fa male il fatto che siano senza senso, e preoccupa che consideri offensive cose che per una persona “normale” non lo sono affatto.
Ale nei commenti tempo fa chiedeva perché fosse un problema dire chi io sia. Non mi nascondo perché sono chissà chi nella vita “reale”, ma proprio perché sono una persona qualsiasi, quindi più esposta, più fragile, nei confronti di chi non sappia gestirsi di fronte alla tastiera e, probabilmente, anche nella vita reale.
Vuoi avere il controllo? Va bene, ma non sarai l’unico.
Nei prossimi post vi dirò di più su di me. Nessuna sorpresa, solo frustranti banalità.

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lunedì 15 agosto 2011

Presa rapida

Mi sono scollata: in testa il rumore di un foglio strappato, e sulla schiena il dolore di mille aghi.
Ho deciso di lasciare in vista i francobolli di carne appiccicati alla fodera del divano, giusto per tenere a mente che le malsane abitudini hanno un costo.
Sono tornata di fronte al video per sparare una cartuccia, forse il fragore dello sparo allontanerà un certo disagio, che al momento non se ne va, come il corvo sul braccio di uno spaventapasseri.
A domani!

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venerdì 5 agosto 2011

Troppi gradi

Eve chiede nei commenti che fine io abbia fatto. Dopo una breve tregua è tornato il caldo, e le mie ascelle sono diventate degli irrigatori agricoli. In questo stato preferisco starmene sdraiata sul divano a boccheggiare, piuttosto che accendere il computer e seguire il blog. Troppa fatica!
Ho anche riletto a freddo quello che ho scritto recentemente... Un po’ me ne vergogno. Correre come una disperata dietro ad un’illusione, morire di frustrazione e rabbia per come mi sta andando il cervello in pappa... Pensavo a Y anche mentre K% mi costringeva a fare due passi di danza disarticolati in pista, con le scarpe che buttavano fuori acqua ogni volta che vi poggiavo il peso. Con lei andavo spesso in discoteca. Quanto mi divertivo!
Ecco, se non fosse chiaro, la serata non è stata molto divertente, un po’ tutto lo sta diventando sempre meno, compreso il blog. Mi prendo una decina di giorni di pausa, poi mi alzerò dal divano e accenderò il computer.
Forse vi troverò ancora qui! Ciao!